COMMENTANDO…
Cose che accadono tra di noi o non troppo lontano da noi
La situazione degli immigrati accolti a Cona ha tenuto le prime pagine della cronaca nei giorni scorsi e ha posto tanti interrogativi e giudizi non nuovi. I dubbi riguardano il perché siano state ammassate là così tante persone, il loro diritto di essere accolte in Italia in quanto provenienti da reali situazioni da meritare il riconoscimento di rifugiati, se quella sia vera accoglienza o semplice ‘collocazione’ da qualche parte. Naturalmente non è mancato l’interrogativo su chi abbia interesse a farle giungere qui, a spese di chi e a vantaggio di chi. Ma l’Italia è davvero in grado di gestire dignitosamente tutta questa gente assicurando loro un futuro, una casa, un lavoro, integrazione reciproca, sicurezza ai cittadini e ordine pubblico sociale?
Credo sia utile una chiarificazione riguardo i termini con cui vengono definite le persone che giungono in Italia da altri paesi. Con la parola “migranti” comprendiamo tutto il fenomeno di persone che si spostano da una regione ad un’altra o da uno Stato ad un altro. È un fenomeno che riguarda oltre 220 milioni di persone l’anno. Definendoli “emigrati” si pone attenzione al luogo da cui sono usciti. “Immigrati” è invece il termine per definire chi arriva nella regione o nello Stato dove sono accolti temporaneamente o stabilmente. “Migrante economico” è chi si sposta per motivi economici ed è accolto con questa precisa finalità riconosciuta e regolamentata. “Rifugiato” è chi è costretto a lasciare il proprio paese fuggendo da persecuzioni per motivi etnici, religiosi, sociali o culturali. “Richiedente asilo” è chi ha presentato domanda per ottenere asilo politico ed è in attesa di ricevere risposta positiva. Chi riceve risposta negativa diventa “migrante irregolare”, o “clandestino”. Irregolare è anche chi giunge sprovvisto dei documenti del suo Stato di partenza e tale rimane finché non viene ‘regolarizzato’ dallo Stato che lo accoglie. “Profughi” sono definiti i gruppi o singoli che lasciano il proprio paese a causa di guerre, persecuzioni o catastrofi naturali. “Sfollato” è chi è costretto a lasciare la propria casa per eventi catastrofici, ma rimane all’interno del suo Paese. Infine “extracomunitario” riguarda chi è in Europa e non è cittadino di uno degli Stati della Comunità Europea. Questa è la complessità della gestione delle ‘migrazioni’.
Grande dibattito riguarda l’atteggiamento nei confronti delle varie categorie di migranti: respingimento, accoglienza e espulsione. Respingere con quali mezzi e rischi? Accogliere a quali condizioni e a quale prezzo? Espellere e rimpatriare in base a quali criteri, con quali accordi con i Paesi di provenienza, con quali tempi e spese? Ogni scelta è determinata da ragioni umanitarie, politiche, economiche, giuridiche, culturali, di ordine sociale e religioso. Figurarsi se è facile trovare unità di soluzioni! Chi accoglie per ragioni umanitarie è buonista e non pensa prima ai problemi dei cittadini. Qualche altro si mostra umano dicendo: aiutiamoli a casa loro; senza dire però come rimuovere le cause economiche e politiche che li hanno spinti a lasciare i loro Paesi di partenza. Molti obiettano: ma data l’alta percentuale dei senza lavoro italiani, specie giovani, in una situazione dove non si vedono prospettive di investimenti che creino lavoro, dove è in crescita il numero di chi vive in povertà e non ha aiuti pubblici, cosa si può offrire a tutta questa gente? Qualche sconcerto crea pure il fatto dell’alto numero di chi è irregolare o di chi delinque e passa alla clandestinità e crea episodi poi di scontento, di protesta, o di qualche violenza. Tutto ciò suscita rifiuto e allarme anche verso i ‘regolari’ e sfiducia verso le istituzioni che non sarebbero in grado di gestire il fenomeno dell’immigrazione. E si aggiunga il dubbio e talvolta la convinzione che il fenomeno delle migrazioni sia un ‘business’ (affare economico) per la malavita internazionale e nazionale o anche per alcune realtà di certo orientamento politico, culturale ed economico o anche sfruttato a scopo di espansionismo religioso. Tutto questo richiede la più ampia informazione e trasparenza di chi opera in favore dell’accoglienza, la sollecitudine e la trasparenza di chi è deputato a definire il reale diritto all’accoglienza, la certezza dell’azione di chi è preposto a perseguire i soprusi e gli sfruttamenti di cui i migranti sono vittime, ma pure delle loro violazioni dei diritti dei cittadini del luogo dove sono accolti. E nessuno sfrutti a fini propagandistici e ideologici la situazione che tocca tantissime persone che di fatto si trovano in situazione di effettiva sofferenza e anche in vero pericolo di morte. Urge invece un approccio ‘educativo’ al fenomeno delle migrazioni che non finirà domani, che fa parte della realtà di tutti i tempi e luoghi, che bisogna imparare a gestire con umanità, un nuovo approccio culturale e politico, che va regolamentato legalmente e combattuto nei soprusi e favorito negli aspetti positivi umani ed economici che non mancano.
Non convincono coloro che propongono facili e sbrigative soluzioni di problemi complessi e impegnativi, o peggio ancora coloro che li strumentalizzano per altri fini economici o politici. Nessuno può rimanere estraneo di fronte all’importanza e al peso di situazioni di persone che, migranti e nativi, ci toccano tutti da vicino e che, prima o dopo, coinvolgono tutti.
+ Adriano Tessarollo
Da Nuova Scintilla n.2 – 15 gennaio 2017