Commentando…
Sotto il nome: “Lo vuole l’Europa”
Nei giorni scorsi l’onorevole Marcucci prevedeva in tempi brevi l’approvazione della legge sulle “Unioni Civili” e commentava: “Colmiamo così il ritardo che ci divide dall’Europa”.
Innanzitutto ho qualche dubbio che basti che qualcosa venga o ci sia già in Europa per dire che è già di per se stessa buona o più ‘avanzata’, come si suol dire, e quindi da doversi quanto prima introdurre nel nostro ordinamento civile.
Quante cavolate si sono dette e fatte in nome di questo criterio e quanta saggezza, non solo secolare ma millenaria, si è buttata, sempre per questo criterio! Ora però il Governo si sta rendendo conto di quali costi abbia questa legge.
Forse si comincia a capire che ciò che si richiede con questa legge è non solo il superamento delle ‘discriminazioni culturali e di genere’ (o forse non principalmente), ma è la richiesta di ‘vantaggi economici’ che sarei tentato di definire ‘privilegi’. Mi riferisco principalmente, ma non solo, alla reversibilità delle pensioni!
In una famiglia ‘normale’ (per ora mi si passi questo termine; quando le norme saranno cambiate, allora cambieremo i termini), che genera e provvede alla crescita di due, tre o più figli, è sempre possibile (e anche bene) che entrambi i genitori vadano a lavorare? In passato certamente non lo era. Se poi il coniuge che va al lavoro per varie ragioni venisse a mancare, la ‘reversibilità della pensione del coniuge’ è un aiuto necessario alla famiglia e all’altro coniuge che è rimasto ad accudire la famiglia e che quindi per questo non beneficia di pensione o ne può avere una molto bassa, proporzionalmente agli anni lavorati e ai contributi versati.
Credo che di queste situazioni, specie in passato, ne abbiamo conosciute e ne conosciamo tutti parecchie.
Questa nuova legge pone sullo stesso piano, due signori o due signore, per il fatto appunto che si sono messi insieme. Quali saranno nel tempo i costi sociali per l’INPS? Bisognerà naturalmente tagliare da qualche altra parte o accrescere le imposizioni fiscali per far fronte alla nuova spesa.
Va ponderato bene il rischio che ciò che è ‘Previdenza Sociale’, con attenzione anche alla famiglia, non diventi ‘Privilegio Sociale’ a favore di chi non ha avuto e non ha gli oneri derivanti dal fatto di aver generato e dover far crescere dei figli. Una battuta: chissà se a qualcuno non verrà voglia di figurare di essere in unione civile con qualche benestante, in vista di poter lucrare della reversibilità della magari altissima pensione del suo ‘amato’ o ‘amata’! Occorre intendersi sui termini e sulla finalità della ‘famiglia’.
Ho visto poi che l’onorevole Marcucci, se leggo bene in Internet, dal 7 maggio 2013 è presidente della 7ª Commissione permanente (Istruzione pubblica, beni culturali). Mi viene spontaneo chiedergli: “Come mai non si dà pensiero di “colmare anche quel ritardo che ci divide dall’Europa” proprio sulla scuola?
Leggo infatti ancora in Internet al riguardo: “Il nostro paese rappresenta un unicum o giù di lì rispetto alla situazione estera”.
Perché in Italia si assiste da decenni ad un conflitto tra scuole statali e scuole paritarie, come ha sottolineato in un recente intervento Luigi Berlinguer, lui, l’uomo che nel 2000 da ministro della Pubblica Istruzione equiparò le scuole paritarie alle statali.
Era la legge n. 62/2000, tesa a garantire maggiore libertà di scelta educativa, pluralismo e flessibilità.
Un cambiamento forse riuscito solo in parte, se è vero che lo stesso autore di quella riforma ha affermato che “in tema di pluralismo educativo l’Italia è ancora fuori dall’Europa e il conflitto tra scuole private e scuole statali continua a sopravvivere tutt’oggi”.
L’ideologia rende ciechi o quanto meno strabici.
+ Adriano Tessarollo