COMMENTANDO…
Votare è facile?
Sono stati presentati in questi giorni al Viminale i simboli di 104 partiti e movimenti in vista delle prossime elezioni. Non tutti vengono ammessi, ma alle prossime elezioni avremo a che fare con circa 80 ‘formazioni politiche’ che si contendono i nostri voti. Abbiamo a disposizione ancora una trentina di giorni per informarci di nomi e di programmi. Molti si presentano insistendo su qualche punto che fa più presa ‘oggi’, ma che non caratterizza un programma di Governo per una intera Legislatura. Altri fanno leva su promesse che attirano il consenso di minoranze culturali o sociali, o economiche o corporative. Sentiremo promesse e impegni vecchi e mai realizzati, che ci vengono presentati come nuovi. Questa è la causa principale dell’astensionismo, dovuto alla delusione.
L’elettore può essere spinto a votare ‘per cambiare’, come dicono tanti, giustificando tale scelta dicendo che peggio non potrà andare, anche se bisogna ricordare il detto popolare che “il peggio non è mai morto”. Per questo è utile informarsi bene a chi si affida il cambiamento.
Un altro elemento importante su cui informarsi sono i candidati stessi, la loro formazione e competenza, il loro indirizzo culturale e umano, la loro sensibilità sociale, il loro indirizzo pedagogico, dato che coloro che ci chiedono il voto oggi saranno i nostri legislatori domani. Perché capita anche che gli eletti, populisti prima, si trasformino in legislatori antipopolari poi. O magari capita anche che non portino alcun contributo all’Assemblea legislativa, o addirittura la frequentino assai poco, dedicando il loro tempo a curare altri interessi o quelli del loro partito. Talvolta si ha la sensazione che giochi anche il fatto che se uno riesce a infilarsi dentro per due legislature, abbia poi risolto i suoi problemi economici (e non solo suoi) per tutto il resto della vita. Onestà, competenza, voglia di lavorare e faticare per il bene comune… sarebbero anche queste le qualità da poter valutare. Ma tutto questo viene assunto dai dirigenti che fanno le liste…
Allora bisogna fare riferimento ai programmi ‘purtroppo’ solo annunciati. Suscitano sospetto quei programmi fondati su grandi offerte di denaro pubblico a tutti, senza dire da dove si prende! Alla fine dei conti poi lo si prende sempre dalle tasche dei cittadini, di tutti i cittadini, tranne qualche lobby privilegiata o gli evasori, se sono grandi evasori, perché i piccoli evasori vengono tassati anche su un mancato scontrino del cappuccino o del panino.
Ma c’è chi ha il coraggio di proporre un progetto per avviare l’abbattimento del debito pubblico che ci rende schiavi di altri Stati, o avviare una vera revisione delle imposizioni fiscali, il taglio delle spese superflue, degli stipendi dei pubblici funzionari e politici, spropositatamente alti anche rispetto ai corrispettivi europei…?
E poi chi propone un progetto serio per il lavoro dei giovani, abbattendo i costi e favorendo le imprese perché possano creare lavoro per tutti quei giovai che dopo anni di preparazione devono invece lasciare l’Italia per cercare e trovare lavoro all’estero?
Come possono proporre di aumentare le pensioni, per conquistare l’elettorato anziano, senza riconoscere che le risorse per pagare le pensioni possono venire solo da un maggior numero di giovani al lavoro?
E di conseguenza, quale politica propongono per la famiglia e la natalità? Basta dire che importiamo manodopera dall’estero anche noi, magari a basso costo?
E quanto si investe in Scuola e Formazione? Ma le battaglie di cui c’è bisogno sono proprio quelle combattute in questi ultimi anni, imposte più dal pensiero individualistico/radical/libertario e da alcune lobby culturalmente e economicamente più potenti? Non c’erano e non ci sono problemi più importanti e vitali per tutti?
E’ facile dire che votare è un diritto, ma ci vuole la consapevolezza che è un dovere da esercitare con ‘scienza e coscienza’, sapendo di essere con il nostro voto corresponsabili delle scelte che faranno coloro che proprio noi abbiamo eletto.
+ Adriano Tessarollo
Nuova Scintilla n.4 – 28 gennaio 2018