Servono segni che facciano rinascere la speranza

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COMMENTANDO… Dopo l’ultima tornata elettorale, ancora un esplicito richiamo del vescovo a politici e parlamentari

Servono segni che facciano rinascere la speranza

Si è conclusa una tornata elettorale politica europea (Francia e Grecia) e amministrativa in Italia. Mi pare che siano emersi atteggiamenti di disinteresse, segnato dal crescente numero delle astensioni, di reazione che si coglie dalla fuga da una parte all’altra e di rassegnazione da parte di chi, non sapendo dove andare e pur riconoscendo che qualcuno comunque ci deve essere che governi, conferma il voto ai soliti, ma con non troppa convinzione. Gli unici entusiasti o quasi sono coloro che entrano personalmente in lizza con i loro sostenitori. Credo che anche sugli amministratori locali pesi il giudizio della ‘macchina statale’, tenuta in piedi da un Parlamento che non sa e non vuole avviare le riforme necessarie perche ‘la macchina statale’ cessi di

essere una divoratrice di risorse che accresce sempre più il debito pubblico, che non promuove investimenti, che non mette mano, se non in maniera insignificante, ai tagli sulle spese inutili che foraggiano tutta una pletora di parapolitici, di raccomandati, di politici stessi in servizio o in pensione che continuano a godere di esclusivi privilegi perfettamente inutili e molto costosi, pagati con i prelievi fiscali ai cittadini che sbarcano il lunario con poco più di mille euro al mese, che sono riusciti con fatica, con lavoro personale nel loro tempo libero, a farsi una casa modesta, per la quale magari stanno pagando il mutuo, alla cui manutenzione provvedono con le loro stesse mani. Cari parlamentari e capi partito, come pretendete di essere credibili finché non mettete mano a riforme serie delle quali da decenni state parlando? Nel nostro Veneto si dice “ciacole no fa fritole”. Basta con espressioni come: “Si deve”, “Faremo”, “Promettiamo”… .

Quando Gesù ha voluto sfamare le folle, ha cominciato col chiedere di mettere fuori tutto quello che avevano, poi è seguita la moltiplicazione, a partire da quanto condiviso.

Dunque, basta con l’aggiungere ricchezza a grande ricchezza e col sottrarre a vantaggio di pochi ciò che è dovuto a tutti!

Sarebbe bene applicare correttamente le quattro operazioni aritmetiche che tutti conosciamo. (+ vescovo Adriano Tessarollo)

 

 

 

da NUOVA SCINTILLA 19 del 13 maggio 2012