Per far rinascere la speranza

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Un intervento chiaro e forte del vescovo Adriano

Per far rinascere la speranza

Chiamare l’errore col proprio nome, contro ogni privilegio iniquo. Urge un autentico cambiamento se si vuol frenare l’antipolitica e offrire alla gente segni credibili, non illusori.

La speranza rinasce se vengono dati dei segni che la speranza non è pura illusione che poi si trasforma in nuova delusione. Credo non basti suffragare l’idea che tutti siamo peccatori e che nessuno è giusto. Non è corretto, né produttivo, ingenerare il senso di colpa generalizzato. Occorre invece definire e riconoscere l’errore e chiamarlo col proprio nome: difesa a tutti i costi dei propri privilegi sia di singoli come di gruppi sociali, stipendi pubblici ‘iniqui’ proprio perché contrari all’equità che va definita in base alle risorse pubbliche disponibili, enti inutili che sopravvivono solo perché assicurati dal denaro pubblico e che vanno soppressi, leggi che hanno favorito e continuano a favorire

inutile sperpero di denaro pubblico o tutela degli interessi di lobby di vario genere e che vanno dunque cambiate, strumentalizzazione del potere conferito dal popolo per interessi personali o di gruppo, ecc…. È giusto non dar corso a vendette distruttive del corpo sociale, civile e politico, ma ci devono essere chiari i segni del riconoscimento, del pentimento e del cambiamento. Il popolo italiano sta attendendo questi segni, perché possa rinascere la speranza. Ma sembra che questi segni tardino a venire, e così ha buon gioco l’antipolitica. Per noi cristiani vale la parola del profeta Ezechiele: “Ma se il malvagio si ritrae da tutti i peccati che ha commessi e osserva tutti i miei decreti e agisce con giustizia e rettitudine, egli vivrà, non morirà. Nessuna delle colpe commesse sarà ricordata, ma vivrà per la giustizia che ha praticata. Forse che io ho piacere della morte del malvagio – dice il Signore Dio – o non piuttosto che desista dalla sua condotta e viva?” (Ez, 18,21-24). Sono queste le condizioni del perdono di Dio, che anche noi cristiani dovremmo adottare. È quanto ci auguriamo tutti. (+ vescovo Adriano Tessarollo)

 

 

da NUOVA SCINTILLA 17 del 29 aprile 2012