Commentando… (del vescovo Adriano)
Legalità, eticità ed equità
Viviamo tutti con grande disappunto gli intrecci velenosi tra politica ed affari che, in questi anni, hanno messo in ginocchio la nostra economia. Constato però che il fatto che in molti casi l’azione della magistratura abbia smascherato e combattuto gli sprechi, le ruberie, i privilegi non ha portato il frutto di porvi rimedio: ogni giorno, ne vengono scoperte di nuove. Si dice che se in una casa ogni tanto si vedono due o tre topolini, significa che di fatto ce ne sono almeno 10/15. Se applichiamo lo stesso principio a ruberie, privilegi o evasioni, forse riusciamo a capire che questa via non porterà comunque alla soluzione del problema, al massimo lo arginerà parzialmente e sempre con tanto ritardo.
E’ il caso di imboccare una via migliore? So di non dire una novità, ma di ribadire un insegnamento, seppur disatteso, sempre ribadito dalla Chiesa, e non solo da essa, anche se disatteso talvolta anche da cristiani, comunità cristiane e istituzioni ecclesiali. E’ la grande “questione morale” che riguarda tutti, sia i privati cittadini, le istituzioni civile e religiose, gli amministratori delle istituzioni pubbliche, gli imprenditori, ecc…. Se il cittadino deve ricorre ad una spinta per fissare una visita medica, oppure ottenere una licenza edilizia, oppure avere un rimborso dallo Stato, ad ottenere tramite amicizie oppure, peggio, tramite denaro un proprio diritto, si lede la legalità e si orienta i cittadini a quei comportamenti, cioè verso la non eticità o la immoralità. Sarà possibile orientare verso una cultura nuova nel civile, nel sociale, nel politico e nell’amministrativo, combattendo questo tipo di fenomeni che impediscono la crescita sociale e culturale ed etica, di cui c’è un disperato bisogno? Oggi purtroppo la nozione di giusto o sbagliato è vista, e non sempre, solo a un certo ambito di relazioni sociali come la famiglia o la comunità a cui si appartiene. Al di fuori di questo ambito, quasi tutto è moralmente permesso. La nozione di giusto o sbagliato, esagerato o equo, lecito o illecito invece vale universalmente, nei confronti di tutti gli individui e istituzioni.
A questo riguardo mi sento di attirare l’attenzione sul fatto che non sempre ciò che è legale, cioè stabilito dalle autorità a ciò preposte, è anche equo o etico. Anzi, spesso inducono a delinquere proprio a causa della loro non equità o eticità e provocano sfiducia reciproca e disaffezione verso la legalità e le sue istituzioni, fino a portare al disinteresse per il bene pubblico e il buon funzionamento delle istituzioni. Non è che l’eccessiva tassazione del lavoro in Italia, ritenuta da tutti non equa, spinga all’evasione sentendosi anche giustificati a farlo? E che dire della selva di leggi burocratiche e fiscali che giustificano vessazioni autentiche che si traducono in multe sproporzionate a fronte di errori o violazioni piccole: 1 centesimo diventa 80 euro, o una sosta errata per una decina di minuti, in tempi e luoghi dove non reca alcun disturbo a nessuno, diventa sanzione di 60 euro, per non parlare della funzione di molti autovelox, posti non dove servono per l’incolumità pubblica, ma dove diventano balzello esoso, e non educativo, per fare cassa? In questi casi legalità coincide con eticità? Così cresce tra la gente il senso di rassegnazione e passa la voglia di impegno e di collaborazione e diminuisce l’apprezzamento verso le stesse istituzioni, fintantoché non esplode il malcontento. Siamo sicuri che tacere sia sempre la scelta migliore? (+ Adriano Tessarollo)
da NUOVA SCINTILLA 28 del 13 luglio 2014