COMMENTANDO…A proposito di sicurezza

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COMMENTANDO…A proposito di sicurezza

Non passa giorno che non si legga di razzie e ruberie notturne o diurne, di aggressioni, di imbrogli o altro. Ordinariamente avviene che solo una piccolissima parte di questi soprusi vengano denunciati e, di questi, solo una parte ancora più piccola trova qualche risposta da parte della ‘giustizia ordinaria’, in tempi lunghi, anzi lunghissimi. Ma nel frattempo la gran parte di chi ha commesso tali soprusi resta libera e continua a ripetere gli stessi soprusi, quasi indisturbato, anche se le forze dell’ordine sanno dov’è, dove abita e sanno anche che continuerà la sua attività criminosa. Che ci possono fare? Quando poi si va davanti a un giudice, non poche volte il denunciante si sente meno considerato del denunciato e, oltre che dover sostenere notevoli spese e attendere infinitamente, non è nemmeno sicuro del buon esito della causa.

Se poi malauguratamente avesse posto qualche resistenza all’aggressore, o l’aggressore avesse accusato qualche danno fisico, il primo indagato è proprio l’aggredito che si sente trasformato automaticamente in aggressore. Il caso della gioielleria Zancan e del benzinaio Stacchio di Vicenza insegna. Ci mancava che in questi giorni, davanti al negozio dove è avvenuta la tentata rapina, arrivasse una busta con dei proiettili, con le minacce rivolte sia al gioielliere che al benzinaio. Naturalmente la risposta è che ‘sarà aperto un fascicolo’!

 

Qualche interrogativo nasce da questa situazione. Non sarebbe il caso che la nostra giustizia riconoscesse candidamente: “Non siamo in grado di tutelare i cittadini e reprimere le violenze e i soprusi quotidiani”. La violenza si ferma non con la violenza, ma certo con la forza, perché chi decide di delinquere e ne fa il suo criterio di vita non si ferma se non dinanzi alla forza che gli impedisce di realizzare il suo disegno criminoso. Ci sono soggetti, gruppi e famiglie per i quali il sopruso, la violenza e il furto è regola di vita, è il loro lavoro! Di fronte a questo fenomeno tanto esteso si deve riconoscere che non sono sufficienti né la forze dell’ordine, né la forza della legge e neppure chi la legge è chiamato a farla rispettare. Deve preoccupare il fatto che oggi va crescendo la sfiducia nei confronti delle leggi e di chi interpreta e applica le leggi. E questo è un grande pericolo perché ciò induce sempre più il cittadino a farsi legge a se stesso. Non giova molto invocare il bisogno di legalità quando viene meno la fiducia sulla bontà o equità della legge stessa o di chi la applica. È il caso che il legislatore e chi interpreta e applica la legge vi pongano mente.

+ Adriano Tessarollo

“da Nuova Scintilla n.9 del 1 marzo 2015”