Commentando
A proposito di fanalini di coda
In questi giorni, a proposito del disegno di Legge del Pd che porta il nome ‘Cirinnà’, si sente continuamente dire che se viene approvato finalmente anche l’Italia si adeguerà alle legislazioni europee e mondiali più avanzate, finalmente sarà cancellata la discriminazione e saranno riconosciuti i diritti di tutti… ecc… Non entro in merito ora su chi siano quei tutti che finalmente ricevono il riconoscimento dei loro diritti definiti ‘civili’. Ho qualche bel dubbio però che i diritti tutelati per alcuni nel disegno di Legge PD/Cirinnà non calpestino i diritti di altri più deboli, che non possono fare sentire la loro voce.
Altro dubbio mi sorge dal sentire sempre contrapporre laici e cattolici, come se laico fosse sinonimo di libero, progressista, e cattolico di predeterminato e conservatore (chiuso al progresso). Mi piaceva l’espressione usata qualche giorno fa da Galli Della Loggia nel Corriere che parlava di tanti ‘che cianciano’ di cattolicesimo avendone una conoscenza infantile o per sentito dire. Sento tante trasmissioni (vedi Radio 24 e altre) che parlano con scarsa cognizione di causa. Certo che anche il cattolicesimo ha i suoi punti filosofico-dottrinali di riferimento, come anche gli altri (partiti, gruppi culturali, economici o altro hanno i loro ‘maestri’ che mettono in atto tutte le tecniche di persuasione, con grande dispendio di mezzi, per assicurarsi il seguito).
Ma come mai sia il PD sia gli altri progressisti innovatori non fanno spazio a quanto recita la Convenzione dell’Unesco del 1960 sulla lotta contro la discriminazione in ambito educativo, accanto a quello della Dichiarazione Universale dei diritti dell’ uomo, come anche alla Convenzione internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, che sottolinea come «l’educazione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana e del senso della sua dignità e rafforzare il rispetto dei diritti dell’ uomo e delle libertà fondamentali». Non è questo un forte richiamo alla libertà di scelta delle famiglie in campo educativo, che gli Stati, come chiesto dalla Risoluzione del Parlamento Europeo sulla libertà di educazione del 14 marzo 1984, hanno «l’ obbligo di rendere possibile, anche sul piano economico, l’ esercizio pratico di questo diritto e di concedere alla scuole non statali le sovvenzioni pubbliche necessarie all’esercizio della loro missione, senza discriminazione nei confronti degli organizzatori, dei genitori, degli alunni e del personale»? Il diritto all’educazione non può essere pieno se non prevede la libertà di scelta in campo educativo e la presenza, di conseguenza, di un pluralismo scolastico, che non può essere vero se non è anche parimenti finanziato come quello statale. Quanto cammino culturale resta ancora da compiere dai cosiddetti progressisti laici (e anche qualche cattolico) per raggiungere questo traguardo! Un Rapporto sull’indice di libertà di educazione dà queste indicazione in ordine: Olanda, Belgio, Malta, Danimarca, Gran Bretagna, Cile, Finlandia, Slovacchia, Spagna, gli Stati Uniti sono al 17° posto a pari merito con l’Ungheria. Il miglior Paese dell’ America Latina è il Cile, seguito dal Perù; la Corea del Sud ha il primato tra le nazioni asiatiche, seguita da Israele; l’Australia ha il primo posto in Oceania. Bisogna scendere al 38° posto per trovare il primo Paese africano, il Camerun. L’ Italia conquista il 47° posto (tra Messico e Indonesia): certo che l’Italia non può essere considerata in una posizione ottimale, visti i risultati degli altri Paesi europei. Sarebbe ora che i nostri laici progressisti valutassero la nostra situazione rispetto a uno standard mondiale che scaturisce dalle norme in materia di diritti dell’uomo. O questi non sono diritti civili?
+ Adriano Tessarollo