Auguri di Pasqua
Messaggio del vescovo Adriano a tutti i circa 120.000 abitanti nel territorio della Diocesi di Chioggia
Carissimi, le Feste Pasquali ritornano puntual-mente a richiamare l’evento straordinario della Morte e Risurrezione di Gesù di Nazaret, accadute a Gerusalemme, con ogni probabilità nei giorni venerdì 7 (morte) e prime luci di domenica 9 Aprile (risurrezione) dell’anno 30 dopo Cristo, secondo l’attuale nostro calendario, quando Gesù aveva circa 30/36 anni. La morte di Gesù per crocifissione è ben documentata, le apparizioni del Risorto ai discepoli son ben testimoniate. Ma il significato della morte e della risurrezione di Gesù appartiene alla fede, atto libero di ciascun credente. Noi cristiani celebriamo la morte di Gesù per noi e apertamente lo proclamiamo risorto e vivo, presente con noi nel segno-sacramento dell’Eucaristia pasquale. Nell’Amore di Gesù Cristo per gli uomini mostrato fino alle estreme conseguenze, abbiamo imparato a dare a Dio
il nome di Padre. La potenza della sua annunciata vittoria sulla morte (risurrezione) ci apre alla Speranza di condividere la nostra vita con quella del Padre in unione a Cristo Risorto: è questa la Porta della Fede che Gesù ci ha aperto. Nella sua morte-risurrezione e con il dono del suo Spirito, Gesù produce una situazione radicalmente nuova: è l’irruzione di una realtà nuova, di una forza nuova, quella di Dio, che raggiunge gli uomini. Ecco il lieto annuncio pasquale: il potere del Peccato e della Morte, fino a quel momento devastante e totale, è infranto, e dunque è possibile scrivere una storia diversa. Questa è la possibilità che è data a noi, a partire dalla morte di Gesù: vivere con lui pregando il Padre e da qui attingere la forza e il dono di realizzare la missione, compiendo quella Giustizia maggiore che il Signore Gesù chiede a chi vuole seguirlo. L’augurio pasquale è che il saluto del Cristo Risorto ai discepoli impauriti e scoraggiati “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi” (Gv 20,21) diventi per tutti l’impegno a costituire una comunità di uomini, coscienti della forza della ragione e del sentimento, capace di garantire la logica del bene come norma dell’azione, liberati dalla logica del proprio tornaconto. Superiamo la rassegnazione che ci porta a considerare la pace come un sogno irraggiungibile. Riconosciamo che la pace è una conquista faticosa, il prodotto di un impegno, un sogno ancora solo incompiuto. Ma di quale pace parla Gesù e quale pace vogliamo noi? Il riferimento non è alla ‘pace negativa’ (assenza di guerra), o alla pace basata sulla diffidenza reciproca, o alla pace ottenuta con le armi (contraffazione della vera pace), ma alla pace positiva, fondata sulla fiducia reciproca degli uomini e dei popoli, fondata sulla verità, sulla libertà, sulla giustizia e sulla solidarietà-amore, valori ragionevolmente comuni a tutti e aspirazione comune di tutti i popoli e nazioni.
Oltre che donare ‘colombe di pace’ e promuovere ‘feste, marce, veglie di pace e tavole rotonde e vertici sulla pace’, coltiviamo pensieri e gesti feriali di pace, a tutti i livelli di vita: in famiglia, nelle scuole, nel lavoro, nella chiesa e nella società. Credo che nella nostra Italia tutti ci auguriamo di vedere realizzata una politica di pace, intesa come arte della convivenza tra gli uomini, che trova nell’ela-borazione e nella promozione del bene comune il suo fine costitutivo, stufi e delusi come siamo tutti, di assistere a risse e liti inconcludenti, causate da atteggiamenti di egoismo, orgoglio e reciproca intolleranza. Non perdiamo la speranza: “Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti” (Fil 4,6). Buona Pasqua a tutti “e la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù!” (Fil 4,7).
+ vescovo Adriano
da NUOVA SCINTILLA 13 del 31 marzo 2013