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Quaresima è alle porte
I grandi avvenimenti vanno preparati per tempo. Alla festa del Natale ci prepariamo con il tempo dell’Avvento, che può durare da 22 a 28 giorni e comprende 4 domeniche. Alla Pasqua ci prepariamo invece con il tempo di Quaresima che dura 40 giorni e comprende 5 domeniche per giungere alla sesta domenica, detta “delle Palme” che apre la ‘settimana santa’, memoria dell’ultima settimana della vita terrena di Gesù che si conclude con la celebrazione della sua Risurrezione nella notte e nel giorno di Pasqua.
Con quale spirito vivere ‘da cristiani’ questo tempo per vivere ‘da cristiani’ la Pasqua?
Papa Francesco, nel suo messaggio per la quaresima di quest’anno si è ispirato alla parabola che leggiamo nel vangelo di Luca (16,19-31), nella quale Gesù mette in scena un ricco ‘senza nome’ “che ogni giorno si dava a lauti banchetti”, e un povero di nome Lazzaro, nome che significa «Dio aiuta». Con questa parabola Gesù ci mette davanti il peso e la responsabilità delle nostre scelte concrete quotidiane, dalle quali dipende la nostra sorte nella vita futura. Papa Francesco definisce l’insieme degli atteggiamenti di quel ricco come “peccato che acceca” e che impedisce di riconoscere in quel povero un “dono di Dio” servendo il quale si diventa eredi e partecipi dei beni spirituali e della salvezza del Signore. Ma chi può aprire i nostri occhi, il nostro modo di pensare, la disponibilità del nostro cuore per vedere e accogliere l’altro come dono di Dio?
Per giungere a questo nuovo modo di pensare abbiamo bisogno di un altro dono, quello della sua Parola. La sua “Parola è il dono” che indica in maniera semplice e concreta la ‘conversione’ e che ci dona la forza per realizzarla. Nella parabola infatti Gesù mostra un uomo ricco che banchetta lautamente e uno povero, Lazzaro, che sta alla sua porta e si ciba delle briciole che cadono dalla tavola del ricco, senza che il ricco si accorga di quel povero e quindi neanche si faccia carico dei suoi bisogni condividendo con lui le proprie risorse. Queste sue scelte di vita avranno per lui, il ricco, conseguenze disastrose che leggiamo nella seconda parte della parabola e si concretizzano come rovina eterna. Ma come evitare di finire a quel modo? “Hanno Mosè e i profeti, ascoltino quelli!” risponde Abramo. Il vero problema del ricco e la radice dei mali suoi e dei suoi familiari è il non prestare ascolto alla Parola di Dio: questo non prestare ascolto alla Parola lo ha portato a non amare più Dio e a disprezzare il prossimo. La ‘Parola che è dono’ indirizza alla conversione al Signore in maniera molto concreta; essa è forza viva, capace di suscitare la conversione nel cuore degli uomini e di orientare nuovamente la persona a Dio. Con la sua Parola, di cui ci fa “dono”, il Signore interpella la nostra coscienza, chiama a quella conversione di cui non ci sembra di avere alcun bisogno, ci spinge a rinnovare la nostra relazione con Dio e di conseguenza a cambiare il nostro comportamento e le nostre azioni verso l’altro che ci sta accanto, della cui presenza anche noi, come il ricco, neanche ci rendiamo conto. Convertirsi vuol dire guardare alla nostra vita alla luce del vangelo, prendere coscienza della nostra lontananza da Dio e del nostro stile di vita lontano da quanto lui ci chiede. Chiudere il cuore al dono di Dio che ci parla ha come conseguenza il chiudere il cuore al fratello, non più visto come ‘dono di Dio’. La Quaresima può diventare per noi, scrive papa Francesco nel suo messaggio, un “nuovo inizio” che ci permette un rinnovato incontro con il Signore nella Parola, nel sacramento del perdono e della riconciliazione, e in un rinnovato rapporto con i fratelli che ci permette di vederli e di vedere le loro necessità. “Cari fratelli e sorelle, – conclude il papa- la Quaresima è il tempo favorevole per rinnovarsi nell’incontro con Cristo vivo nella sua Parola, nei Sacramenti e nel prossimo… Allora potremo vivere e testimoniare in pienezza la gioia della Pasqua”.
+Adriano Tessarollo
Da Nuova Scintilla n.8 – 26 febbraio 2017