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“Habemus Papam”, un inizio “francescano”
Benvenuto, Papa Francesco! Pescato dai confini del mondo! Avanzato negli anni, forse non in perfetta salute se non altro per ciò che l’età si porta dietro! “Ti basti la mia grazia” si è sentito dire san Paolo quando lamentava le sue debolezze, ma non tali da pregiudicare il suo compito di apostolo, perché la missione va oltre la persona! Ad ascoltare le previsioni dei ‘più’ papabili o del ‘totopapa’ il suo nome non compariva. Un po’ come nella storia di Davide che ho riportato domenica scorsa: non rientrava nei disegni umani; era già tramontato dopo il conclave in cui fu eletto ‘Benedetto XVI’. E invece eccolo qua! Prima della persona abbiamo ascoltato la scelta del nome: un gesuita che sceglie un nome francescano! Il nome ci può indicare un programma, uno stile, una spiritualità. Eccolo apparire quasi impacciato, un saluto semplice col
gesto della mano accompagnato dal semplice ‘buona sera’! Un saluto banale e usuale o pensato rivolto a tutti? Un saluto al suo predecessore, senza timore di concorrenze. Quindi la richiesta di raccogliersi tutti in silenzio per poi condividere insieme le preghiere della tradizione, che tutti i cattolici conoscono o dovrebbero conoscere e pregare quotidianamente. Poi il riferimento al suo essere vescovo di Roma, da cui scaturisce il compito di guidare la Chiesa nell’unità. L’accento è posto sul camminare insieme, “vescovo e popolo…”. Da ultimo il senso vero della benedizione: dare la benedizione significa invocare da Dio la benedizione su qualcuno e quindi chiede che per primo il popolo invochi da Dio la benedizione per il suo vescovo e poi il vescovo invoca la benedizione di Dio per il suo popolo. E infine il semplice congedo ‘buona notte e buon riposo’ che suscita la risposta spontanea ‘grazie, altrettanto’! O domani mattina la preghiera di affidamento alla Madonna! Buona notte, Papa Francesco. (+ vescovo Adriano)
da NUOVA SCINTILLA 11 del 17 marzo 2013