Commentando…Orgoglioe sfrontatezza hanno la meglio sull’indifferenza
Le mie ‘noterelle’ settimanali, che io chiamo ‘schegge’, prendono sempre spunto da situazioni reali che provocano sofferenza, che perpetuano ingiustizie, che pesano su qualcuno, che salvaguardano sfacciate differenze a danno dei più poveri, che furbescamente coprono con il silenzio quanto viene pescato nel torbido della corruzione. Questa corruzione che comunque continua tranquillamente ad essere regola di vita, anche se c’è qualcuno che si impegna per porvi qualche timido rimedio. So che questo può disturbare qualcuno o anche molti, ma non nasce dall’essere ‘contro’ qualcuno ma dall’essere ‘a favore’ di qualcuno che soffre o del bene comune che viene trascurato. Nei miei anni di studio al Pontificio Istituto Biblico mi sono dedicato con particolare cura allo studio del Salmi, e tra tutti i Salmi mi sono appassionato, forse per affinità, ai Salmi cosiddetti ‘imprecatori’. A parte l’espressione più o meno indovinata, in questi Salmi colui che prega o riflette ‘davanti al Signore’ tiene gli occhi aperti su ciò che sta accadendo sulla terra, attorno a sé e anche dentro di sé. È un orante che non si preoccupa principalmente di ciò che lui vive o subisce, ma presta voce e la fa sentire anche per tutto ciò che accade o subiscono tutti quei poveri che non hanno voce, ai quali non resta altro che subire in silenzio e concludere: “È così e non si può fare niente!”.
Leggi ingarbugliate e cambiate ogni altro giorno, provvedimenti fiscali sempre più complicati di fronte ai quali il semplice cittadino si smarrisce e può essere colpito in qualsiasi modo, mentre invece amplissimi spazi di evasione e imbrogli sono lasciati ai ‘potenti’, potendo così ‘pescare’ in quel torbido. Solo per citarne qualcuna, ma leggete i giornali ogni giorno e vedrete che la cosa si ripresenta ogni mattina. Certo, ci sono anche cose che vanno bene e funzionano, ma il mio intervenire non ha la pretesa della visione globale e universalistica, non sono un tuttologo. Mi spiego con un esempio. Se camminando tra la gente, o giocando, qualcuno pesta il dito di un piede ad un altro, questo grida e si fa sentire e nessuno si pensa di dirgli: ma tutto il resto del corpo sta bene, taci; se poi ad essere colpite sono parti ampie vitali, allora c’è il dovere di intervenire. A chi fa comodo che si taccia, che si sopporti e si assista con ‘santa indifferenza’ di fronte a tutto ciò che non va, specie per chi subisce violenza o ingiustizia? Chi vuole imporre qualcosa usa l’orgoglio e la sfrontatezza pubblica e chi vuole tutelarsi o vede i soprusi dovrebbe tacere, non alzare la voce, neanche tentare di resistere? Questo avviene in tanti ambiti. Purtroppo la gran parte della gente è ridotta al silenzio, mentre, per dirla col poeta Carducci nella sua poesia “La quercia caduta”: “Ognuno loda, ognuno taglia, e alla sera ognuno col suo grave fascio va…” e purtroppo “nell’aria il pianto di una capinera che cerca il nido che non troverà”. Purtroppo a fronte dei pochi che lodano e tagliano e si portano a casa sulle spalle un abbondante fascio di legna (ben altro), sono molte invece le capinere che piangono perché non trovano più o stanno perdendo il loro ‘nido’!
+ Adriano Tessarollo