Cosa diamo ai giovani e cosa riceviamo da loro

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Commentando… (del vescovo Adriano)

Cosa diamo ai giovani e cosa riceviamo da loro

Abbiamo vissuto la settimana scorsa a Chioggia-Sottomarina l’evento della GMG “Io, Te e Rio” in unità spirituale con i giovani di Rio de Janeiro con il papa. È possibile e utile un bilancio e un augurio, in tempi ravvicinati? Ci proviamo!

1. Frutto di un lungo lavoro di molte persone. Molti hanno lavorato, giovani e adulti, imparando a mettere insieme idee, entusiasmo, fatiche, speranze e tempo e sacrifici. Lavorare insieme per un unico fine gradualmente abilita alla collaborazione, alla generosità e al disinteresse proprio per il bene comune. Certo, c’è spazio anche per una qualche soddisfazione personale, per mettere a disposizione e far conoscere le proprie passioni e competenze. Talvolta sorgono diversità di vedute e di opzioni, ma poi si deve trovare la via dell’unità. Nasce anche la necessità di una regia nella quale fare confluire la pluralità degli apporti. Ora una domanda che è un augurio: nella nostra Chiesa di Chioggia come può continuare questa esperienza a favore del rinnovamento, dell’animazione e rivivificazione della nostra pastorale, specie giovanile?

 

2. Investimento di una pluralità di risorse economiche, umane e di mezzi da parte di molte persone e istituzioni. Abbiamo imparato da questa esperienza a rivolgerci e a chiedere aiuto in varie direzioni e abbiamo trovato, a fronte di pochi rifiuti, tanti consensi e aiuti. Questo investimento non aveva obiettivi economici ma principalmente religiosi, sociali e umani. Anche qui una domanda e un augurio: possiamo pensare di dare continuità all’impegno formativo e associativo per i nostri giovani? Sappiamo che questo richiede forze e disponibilità di ogni genere. Per questo c’è bisogno della disponibilità di molti.

3. C’è stato anche chi è rimasto alla finestra a guardare, anche a criticare, e non si è mosso a partecipare. Abbiamo capito che chi vuole stimolare, chi vuole educare, chi vuole animare altri, deve mettere in bilancio fatiche, dialogo, comunione, ricerca, fantasia, iniziative, partecipazione e coinvolgimento. Restando esterni, al di fuori di possibili buone e non pretenziose esperienze e risultati, si è condannati all’isolamento se non alla ‘morte’ ecclesiale. L’augurio quindi che questa esperienza abbia insegnato alla nostra Chiesa di ‘buttarci’ con passione e gioia nel campo educativo giovanile, senza rassegnarci a chiudere i battenti perché pensiamo che dai giovani di oggi non v’è molto da sperare.

4. Anche molti adulti si sono animati di fronte ai tanti giovani che si sono mossi, e non senza fatica, per partecipare a questo evento. Forse abbiamo bisogno noi adulti di essere ‘evangelizzati’ dai giovani. Siamo noi adulti che abbiamo bisogno di essere contagiati dalla passione e dall’entusiasmo dei giovani. Ma capiamo che, a nostra volta, dobbiamo offrire loro entusiasmo, gioia, generosità. L’ultimo augurio quindi è che troviamo altre occasioni di scambio, di gioia, di festa. I nostri ambienti, le nostre chiese, le nostre liturgie, i nostri incontri diventino luoghi e occasioni di accoglienza gioiosa, di scambio, di fede e di festa, perché abbiamo qualcosa di grande da dare e qualcosa da strappare loro.

 

+ Adriano Tessarollo

 

 

da NUOVA SCINTILLA 31 del 4 agosto 2013