Solennità di Pentecoste

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Riflessioni del vescovo

Solennità di Pentecoste

Lo Spirito Persona-dono, che solo può rinnovare la vita del cristiano 

«Si può dire che nello Spirito santo la vita intima del Dio uno e trino si fa tutta dono, scambio di reciproco amore tra le divine Persone, e che per lo Spirito Santo Dio «esiste» a modo di dono. È lo Spirito Santo l’espressione personale di un tale donarsi, di questo essere amore. È Persona-amore. È Persona-dono»” (dall’Enciclica di Giovanni Paolo II Dominum et Vivificantem, n.

10). Prendo spunto da questa espressione del beato Giovanni Paolo II per richiamare a noi cristiani che è lo Spirito che porta noi fedeli alla piena configurazione a Cristo e quindi ad essere pienamente uomini. È solo lasciandoci guidare

dallo Spirito che potremo non solo metterci in ascolto della chiamata del Signore, ma anche dare una risposta piena. Ma, in cosa consiste, concretamente, la presenza dello Spirito Santo e qual è il significato dei suoi doni? La risposta potrebbe essere semplice: la vita cristiana, per svilupparsi e giungere a maturazione, esige una assistenza speciale dello Spirito Santo e dei suoi doni e il mistero profondo dello Spirito è quello di essere «dono». Senza questo orientamento profondo della nostra esistenza, non possiamo né definirci né essere cristiani. Rischiamo che tutto il nostro operare, sia nella chiesa che nel mondo, ad altro non si riduca che a ricercare noi stessi, le nostre realizzazioni personali, i nostri successi.

Ho l’impressione che tutti abbiamo bisogno, in quanto ci professiamo cristiani,

di verificarci con ciò che definiamo ‘bene e male’. Abbiamo bisogno di essere

aiutati e illuminati a distinguere il bene dal male, soprattutto nell’esercizio di ogni responsabilità che ci è affidata, nella vita personale, familiare, sociale, civile, politica, economica, professionale ed ecclesiale.

Nessun cristiano è esentato da tale sincero esame di coscienza sui propri orientamenti, le proprie scelte, il proprio operato. O viviamo la vita secondo lo Spirito per essere dono o viviamo per noi stessi e i nostri interessi di vario genere. Mi tornano alla mente due preghiere della bibbia attribuite a re Salomone.

– «Signore, io sono un ragazzo, non so come regolarmi: concedimi un cuore

docile perché sappia distinguere il bene dal male» (1 Re 3,7-9). Grazie a

questo dono egli divenne «sapiente». Il dono della «Sapienza», dunque, è il

dono che illumina il cuore, il dono della luce interiore, che sta alla base del

riconoscimento del bene e del male.

– “Per questo pregai e mi fu elargita la prudenza; implorai e venne in me lo

spirito della sapienza. La preferii a scettri e a troni, stimai un nulla la ricchezza al suo confronto; non la paragonai neppure ad una gemma inestimabile, perché tutto l’ oro al suo confronto è un po’ di sabbia. L’amai più della salute e della bellezza, preferii il suo possesso alla stessa luce, perché non tramonta lo

splendore che ne promana. Insieme con essa mi sono venuti tutti i beni; nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile. Godetti di tutti questi beni, perché la sapienza li guida, ma ignoravo che di tutti essa è madre. Senza frode imparai e senza invidia io dono, non nascondo le sue ricchezze. Essa è un tesoro inesauribile per gli uomini; quanti se lo procurano si attirano l’amicizia di Dio, sono a lui raccomandati per i doni del suo insegnamento” (Sapienza 7, 7-16).

Accogliendo il dono dello Spirito (“Lo Spirito Santo scenderà su di te…”),

Maria ha accolto in Sé Gesù Cristo, Sapienza di Dio.

Maria, sede della Sapienza, prega per noi!   (+ Adriano vescovo)

 

 

 

da NUOVA SCINTILLA 20 del 19 maggio 2013