“…Non uccidere… Non rubare!”

Vescovo
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“…Non uccidere… Non rubare!”

I “10 comandamenti” hanno per lungo tempo caratterizzato i principi fondamentali del comportamento sociale, prima delle società mediorientali e poi occidentali. Anche se non sempre sono pienamente stati osservati, hanno costituito però il punto di riferimento morale o etico sia personale come anche delle legislazioni pubbliche, sociali ed economiche. Oggi, non più! Questi criteri di moralità ed eticità sono stati gradualmente demoliti dalla “Cultura” che via via riesce a imporsi come “dominante” con tutti i mezzi di persuasione e di seduzione che ha disposizione, proponendosi come regola di vita sia individuale che sociale. Morale ed Etica sono state sostituite dalla legge degli Stati, o meglio dall’infinità di leggi e leggine che chi è al potere di turno promulga a ritmo continuo e in continuo cambiamento. Questo porta a credere che l’atteggiamento morale o etico coincida con l’osservanza di quelle leggi, senza andare oltre.

La coscienza della persone è sostituita dalle leggi che di volta in volta cambiano e regolano la vita sociale, con scarsa e talvolta nulla incidenza nella coscienza delle persone. Tali leggi sono spesso prive di una adeguata valenza educativa e senza una radicata motivazione sulla visione dell’uomo e della giustizia. Il ‘tribunale’ poi cui rendere conto del proprio agire non è più la retta coscienza della persona, ma la valutazione che ne farà un giudice, di fronte al quale la persona dovrà solo negare di essere stato inadempiente, affidando agli avvocati difensori non il compito di appurare la verità ma di dimostrare che violazione non c’è stata o ammettere quello che non si può negare. La coscienza personale non è minimamente coinvolta o interpellata e sarà soddisfatta di aver dimostrato di fronte agli altri che non ha commesso ciò di cui è imputata, anche se sa di aver commesso quel reato. Si aggiunga poi che se di fronte alla coscienza il male non ha prescrizione, di fronte alla legge, sì. Quindi il tempo lavora a favore degli inadempienti che sanno di essere poi liberati dalle responsabilità delle conseguenze delle loro azioni illegali. Scompare così anche il senso di malvagità, di imbroglio, di necessità di riparare il male fatto, perché alla coscienza personale si è sostituita la sentenza del giudice. Una volta ottenuta ed eseguita quella, ognuno si sente a posto: il grande impegno è quindi quello di nascondere il più possibile la verità al giudice, difendersi ad oltranza, non dire la verità, non ammettere le proprie responsabilità. Le leggi poi hanno sempre meno presa sulle coscienze quando si nota che i legislatori promulgano leggi spesso tutelando l’interesse corporativo dei più potenti.

Ruberie di ogni tipo, private e pubbliche, imbrogli, corruzioni, uccisioni, sequestri di persone in vario modo si allargano così sempre più, con grande tranquillità delle coscienze e di tanti che comunque si ritengono uomini di onore o anche dabbene.

+ Adriano Tessarollo

Da Nuova Scintilla n.45 – 26 novembre 2017