Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene (Rm12,21)

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Commentando… (del vescovo Adriano)

Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene (Rm12,21)

Leggiamo questo invito dell’apostolo Paolo ai cristiani di Roma a conclusione della lunga esortazione del capitolo 12 della lettera a loro inviata, capitolo nel quale l’Apostolo invita alla vita nuova e diversa del cristiano. La grandissima parte di noi cristiani raramente o mai prende in mano queste pagine della Bibbia, perché riteniamo queste pagine ‘difficili’, perché abbiamo perso familiarità, o non siamo mai stati aiutati ad entrare in familiarità con la Bibbia per poterla prendere in mano e nutrire i nostri pensieri con quelle parole. Papa Francesco sta proponendo che almeno si prenda contatto personale con i quattro vangeli raccolti in un libretto tascabile del costo di poco più di un euro.

Ma mi veniva in mente quella pagina della lettera ai Romani perché qualche tempo fa ragionavo con alcuni impegnati nel mondo economico, sociale e politico. E a proposito della corruzione che è presente in queste realtà, veniva spontaneo osservare che quasi sempre si è costretti ad accettare quella logica, se vuoi avere appalti, avere seguito e avere consensi. E poi quando ti trovi a ‘maneggiare’ tanti soldi, a gestire tanto potere, a disporre di tanti mezzi, si è più facilmente portati ad entrare in quella logica. Non è sempre e solo così, e non tutti fanno così. Ma non è neanche facile uscire da questo ‘sistema’ che si tiene in piedi in questo modo. San Paolo, ai cristiani di Roma inseriti nel loro mondo pagano scrive: “Non conformatevi alla mentalità di questo mondo (cioè non lasciatevi dettare la regola di vita da una realtà malvagia destinata a scomparire), ma lasciatevi trasformare, rinnovando il vostro modo di pensare, per poter riconoscere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto” (Rm 12,2). Quanta strada da fare abbiamo tutti noi cristiani! A proposito di mentalità di questo mondo, papa Francesco in Evangelli Gaudium n. 98-99 scrive: “98. All’interno del Popolo di Dio e nelle diverse comunità, quante guerre! Nel quartiere, nel posto di lavoro, quante guerre per invidie e gelosie, anche tra cristiani! La mondanità spirituale porta alcuni cristiani ad essere in guerra con altri cristiani che si frappongono alla loro ricerca di potere, di prestigio, di piacere o di sicurezza economica. Inoltre, alcuni smettono di vivere un’appartenenza cordiale alla Chiesa per alimentare uno spirito di contesa. Più che appartenere alla Chiesa intera, con la sua ricca varietà, appartengono a questo o quel gruppo che si sente differente o speciale. 99. Il mondo è lacerato dalle guerre e dalla violenza, o ferito da un diffuso individualismo che divide gli esseri umani e li pone l’uno contro l’altro ad inseguire il proprio benessere. In vari Paesi risorgono conflitti e vecchie divisioni che si credevano in parte superate. Ai cristiani di tutte le comunità del mondo desidero chiedere specialmente una testimonianza di comunione fraterna che diventi attraente e luminosa. Che tutti possano ammirare come vi prendete cura gli uni degli altri, come vi incoraggiate mutuamente e come vi accompagnate: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35). È quello che ha chiesto con intensa preghiera Gesù al Padre: «Siano una sola cosa … in noi … perché il mondo creda» (Gv 17,21). Attenzione alla tentazione dell’invidia! Siamo sulla stessa barca e andiamo verso lo stesso porto! Chiediamo la grazia di rallegrarci dei frutti degli altri, che sono di tutti”. Se qualcosa di cristiano passasse nella società non saremmo sempre ad ascoltare annunci di ruberie, di imbrogli, di contrasti sociali, di lotte di piazza, e quant’altro. (+ Adriano Tessarollo)

 

da NUOVA SCINTILLA 39 del 19 ottobre 2014