Ma “love is love” (amore è amore), è vero?

Vescovo-Adriano
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Ma “love is love” (amore è amore), è vero?

Fino a non molto tempo era pacifico e condiviso da tutti il fatto che un bambino per crescere bene avesse avuto bisogno di un papà e di una mamma. Ma l’instabilità delle unioni coniugali, la diffusione di famiglie monogenitoriali, la rivendicazione della genitorialità come diritto individuale, il diritto conclamato delle coppie omosessuali ad essere considerate e legiferate alla stregua delle famiglie, hanno gradualmente indotto a far credere che ‘madri e padri sono solo funzioni sostituibili’. Con questo un’intera psicologia fondata sulle figure del padre e della madre, frutto di studi, di ricerche e insegnamenti universitari con tutte le pretese di scientificità, è andata in soffitta, anche se sono moltissimi che non condividono questo orientamento. Così infatti scrivevano Silvestein e Auerbach, nel 1999: “Oggi madri e padri, per questa psicologia sono solo funzioni sostituibili. In fondo ciò che conta è che ci sia almeno una figura genitoriale, non importa di quale sesso o in quale configurazione affettiva. Non c’è un valore aggiunto legato ai ruoli distinti e combinati del padre e della madre. Di essenziale non c’è nulla: né il padre, né la madre. C’è solo l’individuo astratto che svolge la funzione asessuata del care-giver (prestatore di cure)”. Il padre o la madre non è più quell’uomo o quella donna che insieme procreano un figlio, oppure quel marito e quella moglie che insieme fanno richiesta e ottengono dalla legge l’affido e/o l’adozione di un minore. Oggi si decide di separare dal figlio stesso il padre e/o la madre biologici, cioè coloro che comunque contribuiscono alla procreazione. Si dà importanza al solo legame di ‘attaccamento a qualcuno’ che si prende cura, rinnegando la genitorialità come cura responsabile materna e paterna di un figlio.

Si afferma che al bambino basta solo l’amore, indipendentemente dal fatto che sia del padre e della madre. Si pensi alla recente discutibile trovata di eliminare addirittura la specificità dei termini “padre” e “madre” per sostituirli con quelli di “genitore 1” e “genitore 2”, uno dei quali, e talvolta tutti e due, non hanno generato proprio un bel niente. Accogliere è una cosa; accogliere offrendo al bambino/ragazzo una famiglia in sostituzione di quel padre o di quella madre che hanno perduto o che mai l’hanno accettato è altra cosa. Programmare ‘una famiglia’ preventivamente senza o padre o madre che possa accogliere, o far generare da altri un figlio è altra cosa ancora. La confusione non fa bene a nessuno e pretendere di imporla con la forza e l’arroganza non è proprio un gran segno di apertura e di modernità. Farlo poi perché altri lo hanno fatto, non è un gran motivo di ‘orgoglio’, termine caro a certe lobby.

Ma ritornando all’amore, ci si può interrogare di che amore si stia parlando. Anche sul senso e il significato del termine “amore” si gioca sulla confusione, frutto di una cultura importata da oltreoceano che ha oscurato l’origine della cultura europea: “occidentale” oggi significa più America che Europa, cultura ibrida, senza solido fondamento, cangiante ogni altro giorno, come se verità e bene stessero nella penultima affermazione di oggi, in attesa della nuova che arriverà certamente domani. In questa cultura ormai dilagante “amore” è un sentimento rivolto ovunque, in nome del quale tutto è bene, giusto, dovuto e permesso. “Amore” è ogni sentimento di attrazione, momentaneo e passeggero, ogni relazione con persona o animale o cosa che provoca desiderio o piacere, ogni passione che in qualche maniera coinvolge allo stesso modo verso persone, animali, cose, attività o altro. Non manca certo anche chi lo vive come relazione stabile ed impegnativa che porta al dono e al sacrificio di sé per la persona amata: ad esempio i papà e le mamme nei confronti dei figli, i coniugi maturi capaci di rispetto e sacrificio reciproco, i figli che si prendono cura dei genitori con notevole loro sacrifico… tanto per fermarci all’ambito familiare!

Sarà amore anche quello di due adulti che costituiscono una coppia dello stesso sesso e pretendono di avere, a pagamento, un bambino generato altrove, attraverso tecniche di laboratorio, reso volontariamente orfano di padre e/o di madre fin dal concepimento, al quale verrà poi negato per sempre il diritto di avere il proprio padre e/o la propria madre, non per accoglienza di un bambino che era nel bisogno, ma per programmazione di chi voleva comunque avere uno come figlio? Sarà che “love is love“ (anche se l’ha detto pure Obama), ma quale amore? Verso se stessi primariamente! Ma egoismo cosa significa?

E qui non è questione di religione, ma di umanità!

Permettete che possiamo dirlo, almeno!

+ Adriano Tessarollo