Il senso del ‘voto’

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Commentando… (del vescovo Adriano)

Il senso del ‘voto’

“Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere” (Mt 7,20). Ogni ‘eletto’ ha ricevuto da parte dei cittadini una consegna: portare il suo contributo per risolvere i grandi problemi che toccano l’Europa, l’Italia e la vita dei Comuni, il lavoro, le famiglie, la scuola, la sanità, la giustizia… . Una grossa fetta di cittadini hanno ritenuto di non aspettarsi niente o poco e quindi non ha votato o ha consegnato la scheda senza scelte (bianca) non sapendo di chi fidarsi.

Chi è stato votato ora è ‘pagato’ per portare il suo contributo fattivo per risolvere i tanti problemi pubblici, con impegno, intelligenza e fatica. I problemi sono tanti, urgenti e importanti. Il punto cruciale è dato dalla capacità di affrontarli a partire dall’urgenza e dall’importanza. L’urgenza riguarda i problemi che se non sono risolti minacciano la vita stessa delle istituzioni, delle famiglie e delle persone. L’importanza riguarda invece i problemi la cui soluzione coinvolge tutta una serie di conseguenze (o frutti) che permettono di avviare ‘la macchina’ dei processi vitali di un paese e di una società. È a questi problemi urgenti e importanti che si deve mettere mano, sui quali si deve lavorare, sui quali si deve trovare l’unità di intenti! Gli ‘sfizi’ dei singoli partiti, delle singole ‘caste culturali’, i ‘privilegi e le ulteriori tutele’ di chi ha già molto possono attendere. Speriamo di vedere qualche ‘frutto’ prodotto da chi ha chiesto e ottenuto il mandato di lavorare per il bene comune. Le liti e le polemiche pre-post-elettorali non ci interessano: ai cittadini interessano ‘frutti buoni’, cioè leggi e scelte politiche, amministrative e sociali che aprano orizzonti di speranza, che offrano opportunità concrete di sollevare il capo e le spalle a chi da tempo vive sotto il peso dell’ingiustizia, della povertà, della disperazione. Attendiamo con speranza i ‘buoni frutti’.

Una seconda riflessione, a proposito di scioperi dei servizi pubblici.

Stamattina al risveglio, accendo la radio e tra le notizie sento annunciato il bollettino degli scioperi dei trasporti pubblici e treni. Mi viene spontanea la domanda: possibile che sia sempre necessario ricorre a questo ‘rito magico’ che crea problemi agli utenti che tutti i giorni pagano il loro biglietto, con il quale assicurano lo stipendio ai dirigenti e lavoratori del trasporto pubblico? I problemi e i contratti non si conoscono tanto tempo prima degli scioperi! L’accordo che si trova dopo lo sciopero non può essere trovato senza lo sciopero? Non è ora di superare l’ideologia della ‘lotta di classe’ come unica via per risolvere i conflitti, sia da una parte che dall’altra, visto che comunque siete tutti pagati dallo stesso Stato, dagli stessi cittadini che vi pagano perché facciate per bene il vostro servizio, contenendo i costi e ottimizzando i servizi nel miglior modo possibile? ( + vescovo Adriano)

 

da NUOVA SCINTILLA 22 del 1° giugno 2014