Il culto dei martiri oggi

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Il culto dei martiri oggi

Uccisi perché martiri. Originariamente dei cristiani venivano uccisi perché ‘martiri’, cioè perché testimoni della loro fede in Gesù e nel suo insegnamento. I cristiani, dunque, sono martiri, perché testimoni di Cristo: professano la loro fede in Lui e, per questo motivo, vengono perseguitati ed uccisi. In questo primo momento, dunque l’accento è posto sulla testimonianza. Martire è colui che muore per la fede. E’ da ricordare l’editto di Nerone, il quale proibiva di professare pubblicamente la fede: tutti coloro, uomini e donne, che si confessavano cristiani pubblicamente, erano puniti con la morte.

Quindi la testimonianza pubblica della fede fino alla morte determina alle origini il concetto di martire. Ciò che rende tale il martire è la sua morte a causa della fede, non più solamente la testimonianza della fede. I nostri martiri Felice e Fortunato appartengono a questa prima schiera di martiri, morti a causa della fede. Restano vivi nella memoria soprattutto i martiri di questa prima era cristiana.

Martiri perché uccisi. A partire dal 313, con l’editto di Milano, ai cristiani viene riconosciuta piena libertà di culto, mentre l’imperatore Costantino non nasconde le sue simpatie per il cristianesimo. La pace raggiunta non fa dimenticare ai cristiani quei fratelli che hanno sparso il loro sangue per la fede. Allora i cristiani sopravvissuti ripensano ai martiri con riconoscenza, fierezza e devozione. Così, a partire dal IV secolo, si sviluppa il culto dei martiri, che già in precedenza venivano venerati in maniera molto sobria. Si hanno due fondamentali espressioni di questo culto: la cura delle tombe dei martiri, sulle quali vengono edificate grandi basiliche, e la celebrazione della festa del martire nel giorno anniversario della sua morte, cioè della sua “nascita al Cielo”. In seguito si svilupperà anche il culto delle reliquie dei martiri e dei confessori (coloro che hanno testimoniato la fede, subendo anche ostilità ma senza giungere al martirio).

Quale messaggio per noi? Raramente oggi da noi la fede è attaccata con violenza. Più spesso è considerata inutile, irrilevante, qualcosa di cui si può benissimo fare a meno. C’è anche la tendenza culturale a proibire di professare pubblicamente la fede. Quindi un credente, anche oggi da noi, può trovarsi a disagio. C’è anche oggi quindi una sofferenza per la fede. Ma una sofferenza e un disagio più grandi sono dovuti al fatto che molti che si definiscono cristiani, appartenenti alla Chiesa, o peggio ancora ministri nella Chiesa, danno con la loro vita, una contro-testimonianza evangelica, creando sfiducia nei confronti di quanto dicono: seguire Gesù e il suo vangelo. E’ vero che ci sono tanti che, grazie alla fede, operano il bene, praticano la giustizia e l’amore, ma abbiamo bisogno oggi di autenticità di vita cristiana in ogni ambito: ecclesiale, sociale, politico, amministrativo ed economico. Pregare e festeggiare i santi patroni martiri deve portarci a vivere secondo le ragioni della loro e nostra fede. E le ragioni che sostengono la fede dei credenti di oggi sono in fondo le stesse che hanno sostenuto i martiri di ogni tempo: non possiamo vivere senza Cristo, a tutto possiamo rinunciare, ma non a Cristo, alla sua parola e ai suoi esempi e insegnamenti; la fede in Lui vale più della vita stessa, perché una vita senza Cristo è per noi vuota e senza senso. Mostriamo con le nostre scelte di vita questa verità che proclamiamo a parole? (+ Adriano Tessarollo)  

 

da NUOVA SCINTILLA 24 del 15 giugno 2014