“I peccatori pentiti saranno perdonati, i corrotti no”

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“I peccatori pentiti saranno perdonati, i corrotti no”

Queste parole (riportate nel titolo) vengono dal discorso che papa Francesco ha rivolto ai parlamentari italiani il 27 marzo scorso, nell’omelia durante la messa celebrata per loro. E continuava così: “Una volta scelta questa opzione, non torneranno indietro e diventeranno irredimibili, simili a sepolcri imbiancati, una putredine verniciata: questa è la vita del corrotto”. Il presidente del Senato, Pietro Grasso, presente a quell’incontro col papa, così commenta in un articolo riportato da Civiltà Cattolica del luglio scorso: “Un’omelia forte, tagliente, nella quale ha bollato l’ipocrisia, il fariseismo, la corruzione, la distanza tra il popolo e le classi dirigenti, chiuse entro anguste logiche di fazione, di ideologie, di interessi.

Del resto non poteva parlare di misericordia. Non aveva davanti i poveri, gli ultimi, non poteva mostrarsi dolce, accarezzare e abbracciare. Stupisce che qualcuno si sia stupito. Che cosa si aspettava: carezze? E ha ricevuto sberle?”. E più oltre il presidente del Senato cita altre parole di papa Francesco sulla corruzione pronunciate in questi mesi: “Chi paga la corruzione? La paga il povero. Pagano gli ospedali senza medicine, gli ammalati che non hanno cura, i bambini senza educazione”. Ma perché dobbiamo sempre sentire e leggere di corruzioni, e senza distinzioni di colore, bianche, azzurre o rosse? È vero che, come dice ancora il papa, “è facile entrare nelle cricche della corruzione”, ma, come scrivevo su queste colonne tempo addietro, per resistere a queste ‘seduzioni’ bisogna essere preparati con una forte e decisa convinzione, con una robusta formazione etica e cristiana, con un grande senso della giustizia distributiva e retributiva e della solidarietà. I sindacati già preannunciano un ‘autunno caldo’. È proprio ciò di cui c’è bisogno per il bene comune o per la richiesta degli aumenti e della tutela di chi ha già molto o abbastanza, senza pensare a chi non ha niente o poco o molto poco? Se non cambia la mentalità e la cultura, credo che andremo sempre verso il peggio per chi ha meno, preoccupati come siamo di salvaguardare comunque già ognuno o ogni classe politica o sociale o lavorativa che è riuscita a farsi riconoscere il diritto di rinnovare continuamente i contratti per ottenere di più. E gli altri si arrangeranno. Sentiamo ancora parlare di liquidazioni di 50.000.000 di euro, di abusi di denaro pubblico, di pensioni d’oro, che naturalmente nessuno può toccare, di debito pubblico che continuamente cresce, di imposizioni fiscali che pure crescono, magari in proporzione di più sulle realtà più piccole, di grosse evasioni, di tesori sottratti dal pubblico denaro e nascosti all’estero… E chi è in carcere non solo non li restituisce, ma si fa anche mantenere in carcere con denaro pubblico! Basta con gli anni di carcere che non servono a niente e sono una ulteriore spesa pubblica: si deve esigere la restituzione totale del mal tolto. Tutti dobbiamo farci un serio esame di coscienza, e nessuno ne è esonerato. (+ Adriano Tessarollo)

 

da NUOVA SCINTILLA 34 del 14 settembre 2014