Fare Pasqua in questo nostro tempo

vescovo-adriano
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Fare Pasqua in questo nostro tempo

Viviamo un tempo di numerosi conflitti bellici, continue e gravi tensioni internazionali, che cerchiamo di dimenticare, ma le inarrestabili fughe dai propri territori di persone che continuamente si muovono per sfuggire alla morte o almeno in cerca di possibilità di vita “umana” ce lo stanno a dire. Ce lo ricordano pure gli atti di violenza piccoli e grandi che accadono anche ‘da noi’.

Le continue minacce alla custodia del creato, al rispetto della vita umana, specie nelle sue fasi più deboli, la propaganda, talvolta legalmente sostenuta, del pensiero culturale unico che affossa ormai l’alfabeto antropologico che riguarda la famiglia, stanno a dire che l’attenzione della gente viene ideologicamente distratta, per lasciare libero campo ai poteri forti, economici e tecnocratici, ai quali tutto è lecito.

L’indifferenza pubblica davanti al grande problema, e talvolta al dramma, della disoccupazione, la rassegnazione davanti alla scandalosa irresponsabilità di molti che, specie nelle pubbliche amministrazioni, vengono meno al loro serio impegno di lavoro, con la conseguenza di non evadere o ritardare la risoluzione delle pratiche richieste dai cittadini, con tutto ciò che questo comporta in spese e tensioni sociali, denotano l’affossamento della coscienza del dovere, abituati ormai come siamo alla cultura della salvaguardia dei soli diritti, anche a fronte della violazione dei propri doveri.

 

Parlare di crisi oggi ha senso se si ha il coraggio di estendere il concetto di crisi a tutto campo, primo fra tutti al campo dell’educazione dei ragazzi e dei giovani. Quale progetto di uomo e di donna proponiamo e mostriamo loro noi adulti oggi? Quale progetto di famiglia lasciamo intendere se già prima di formare la famiglia proponiamo loro di firmare le regole della già preventivata rottura, regole poi da affidare a avvocati e giudici? Ma la soluzione dei problemi tra uomo e donna che si accingono a programmare una vita insieme, è già ritenuta in partenza impossibile per cui deve essere demandata già ad avvocati e giudici, i quali avranno certamente la magica soluzione giusta? Ma ci rendiamo conto che stiamo delegittimando il valore della persona, la credibilità del rapporto personale, l’onestà dei rapporti, e preventivando la sfiducia reciproca, così da dover demandare la soluzione dei nostri problemi quotidiani a leggi, a giudici, ad avvocati, perché incapaci di regolare gli stessi nostri rapporti più intimi? Penso che questo eccesso di ‘statalismo’, che pretende e si propone come sostituto regolamentatore di tutto, deresponsabilizzi sempre di più la persona e la sua iniziativa, e ingigantisca sempre più una macchina burocratica che comunque è sempre ampiamente in ritardo. Forse è il caso di interrogarci su che tipo di formazione umana stiamo offrendo ai ragazzi e ai giovani. Sarà urgente che i genitori siano messi in condizione di offrire ai figli maggiore attenzione educativa, più stabilità emotiva, magari meno cose (anche se continuamente ci viene propagandato che dobbiamo incentivare i consumi, forma egregia di  moderna schiavitù di molti a vantaggio economico di pochi), mostrando che anche oggi l’amore e il dono sono più credibili e appaganti dell’egoismo e della rivendicazione. Se la Pasqua, almeno a noi cristiani, insegnasse questo, sarebbe davvero per noi fare e vivere la Pasqua.

+ Adriano Tessarollo