Dall’Assemblea della Conferenza Episcopale Italiana

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Dall’Assemblea della Conferenza Episcopale Italiana

Lunedì 22 maggio, verso le 16.30 l’Aula del Sinodo, in Vaticano, è gremita: neanche un posto libero, tanto che un cardinale, arrivato per ultimo, poco prima del papa, fatica a trovare posto. Oltre ai vescovi sono presenti molti laici invitati e collaboratori degli uffici nazionali della CEI, compresi i reporter accreditati. Entra il papa e dopo la preghiera avverte che il discorso che aveva preparato é più una meditazione e quindi la consegnerà alla fine perché ogni vescovo se la legga, mentre egli ritiene più utile accogliere e rispondere alla varie questioni che i vescovi vorranno liberamente porre. Dopo qualche minuto quindi il papa stesso pronuncia l’extra omnes di tutti coloro che vescovi non sono. In effetti il discorso che aveva preparato il papa ripercorreva  uno dopo l’altro i sette messaggi alle sette chiese che leggiamo nei capitoli 2 e 3 dell’Apocalisse con l’invito del papa a lasciarci interpellare oggi da quelle esortazioni. Il dialogo si è quindi protratto per oltre due ore sui temi più vari, specie di carattere pastorale e di lettura dell’attuale situazione religiosa ma anche sociale, politica ed economica in Italia ma anche nel mondo. Verso le 19.00 il papa si è congedato salutando tutti i vescovi uno a uno. Martedì mattino l’Assemblea si  è aperta con il saluto di due degli invitati di alcune Conferenze Episcopali: della Francia e della Serbia.

Quello della Francia ha sottolineato che la Chiesa in Francia non richiede la presenza di un partito cattolico ma la presenza autentica di cattolici nella politica e che la Chiesa operi per far crescere il senso di ciò che significhi fare politica in questo nostro tempo. Gli elettori devono valutare bene a chi dare il voto in base alla conformità del programma proposto con la logica del Vangelo. Diversa invece la situazione in Serbia con una situazione praticamente congelata da anni, con i Serbi, in maggioranza cristiani, che vogliono l’indipendenza nazionale della loro regione, mentre in Bosnia-Erzegovina (in maggioranza mussulmani/bosniaci) non danno spazio ai croati cristiani che forse sono i peggio trattati di tutta Europa e che per  questo emigrano in massa, con rischio sparizione. Comunque manca lavoro e c’è grande corruzione. La Chiesa si fa presente con attività caritative e di vicinanza, cercando di tenere viva la speranza di sopravvivenza. È seguita poi la relazione con la quale il card. Bagnasco si è congedato dopo 10 anni di Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana. Sono stati 5 i temi toccati dal cardinale. 1. La missione della Chiesa in rapporto all’Umanesimo che proprio l’Occidente europeo sta dimenticando trascurando l’uomo per dare spazio alle logiche di mercato e di profitto con le conseguenze che questo provoca nelle popolazioni e con una ‘democrazia’ soltanto apparente. 2. I giovani, verso i quali la Chiesa sollecita una educazione integrale, l’accesso al lavoro ma ai quali propone di portare il contributo profetico e innovativo proprio dei giovani. 3. Il tesoro della famiglia, che la cultura di oggi disprezza e che la politica maltratta. 4. I poveri e i sofferenti aumentati in questi lunghi anni di crisi, lasciati spesso soli, con proposte di essere aiutati più a morire che a vivere dignitosamente. La Chiesa vuole e cerca in tutti i modi di essere vicina ai giovani, alle famiglie e ai poveri e sofferenti. 5. L’ultima parola è stata per i sacerdoti, con l’invito e insieme il ringraziamento per la loro vicinanza alla gente e per la loro collaborazione con i loro vescovi nella fedeltà ai loro impegni sacerdotali. Naturalmente è seguito un nutrito dibattito con apertura di orizzonti per ciò che sta davanti a noi, per un servizio ecclesiale sempre più evangelico e qualificato e adeguato al nostro tempo.

+ Adriano Tessarollo

Nuova Scintilla n.21 – 28 maggio 2017