Dai 100 giorni ai 1000 giorni: le riforme si fanno dal basso

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Commentando… (del vescovo Adriano)

Dai 100 giorni ai 1000 giorni: le riforme si fanno dal basso

Riformare uno Stato, sopprimere privilegi, cancellare vecchie e incancrenite abitudini di corruzione e mal governo, semplificare leggi e burocrazie create ad arte per complicare e confondere in modo da poter pescare nel complicato se non nel torbido, all’insaputa dei cittadini, sbaraccare enti inutili dove vivono lautamente tanti parassiti della nostra società, regolamentare e inquadrare l’esercizio delle ‘Giustizia‘ affinché essa non sia alla mercé di ogni giudice o tribunale o lobby giuridica o politica, per dirne alcune, non è cosa di poco tempo. Bisogna ricreare la cultura dell’onestà, della laboriosità, della giustizia sociale, della solidarietà sociale, della trasparenza nell’Amministrazione della cosa pubblica, della responsabilità civile, dell’etica del lavoro sia per il datore di lavoro che per il dipendente, sia pubblico che privato. Bisogna passare dalla mentalità della rivendicazione e della lotta a quella della condivisione e collaborazione nella produzione del reddito.

Perché ci deve essere bisogno di una infinità di istituzioni e persone le une contro le altre armate, per cercare di far valere il rispetto dovuto a tutti, i diritti e doveri di tutti? Ma di che uomini e donne stiamo parlando! Di che istituzioni stiamo parlando! Ormai è tempo di prendere coscienza che tutti ci dobbiamo mettere nell’ordine di idee che c’è da cambiare per tutti. I conti devono ‘tornare’ per tutti! E questo richiede superare egoismi, rinunciare a privilegi, riconoscere il proprio dovere e che sia riconosciuto il proprio diritto. È utopia? E allora non passerà nessuna riforma e nessun miglioramento perché ogni categoria imporrà la propria logica, il proprio interesse, il proprio potere: e la vincerà sempre il “più forte e più furbo”, cioè il più violento e più imbroglione. Ci saranno Politici, Amministratori e Giudici (scritti con la maiuscola) capaci e coraggiosi per far prevalere il Bene comune, il rispetto delle Leggi fatte per il bene comune e non per la tutela degli interessi e dei privilegi, e per fare applicare la Giustizia per tutti, specie i più poveri, i più indifesi, i più deboli? Ma noi cittadini cosa vogliamo da chi ci governa? Che ci assicurino il bene comune o difendano i nostri interessi privati, o di parte, o di territorio e solo per questo li votiamo. È naturale allora che essi non abbiano la forza e forse neanche l’interesse per il bene comune, altrimenti non li votiamo più. Fuori da questa logica, anche in 1000 giorni si farà ben poco. Coraggio e buon lavoro. (+ Adriano Tessarollo)

 

da NUOVA SCINTILLA 33 del 7 settembre 2014