Auguri pasquali del vescovo Adriano

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Auguri pasquali del vescovo Adriano

Carissime donne e uomini della diocesi di Chioggia, colgo l’occasione della Pasqua per dire a tutti, credenti e non credenti, praticanti e non praticanti, che questa Festa per noi credenti e praticanti è un forte messaggio di speranza e un invito alla carità.

Pasqua di Risurrezione, messaggio di speranza. Non di quella vana e formale speranza che spesso esprimiamo con quel generico e deluso ‘speriamo’ che spesso ci diciamo con la consapevolezza che non c’è proprio nulla da sperare. Per noi che camminiamo sulla terra la Pasqua apre anche altri orizzonti, quelli del ‘Cielo’. Quale orizzonte sta dischiuso a noi, impegnati in tanti modi e maniere nella vita terrena di tutti i giorni? Cosa ci sostiene nell’affrontare i dubbi sull’utilità di ciò per cui andiamo faticando giorno dopo giorno? Con quali criteri valutiamo i successi e le sicurezze terrene, consapevoli che oggi sono e domani non sono più, immersi come siamo ‘nel tempo’ che corre inarrestabile anche per noi? La Pasqua che noi credenti celebriamo ci dà l’ardire di dire: “La nostra patria è nei cieli” (Fil 3,20). E annunciamo che questa speranza è per tutti, perché Dio non esclude alcuno dalle sue promesse. Scrive don Barsotti: “La speranza è la virtù dinamica per

eccellenza. Nella fede l’anima contempla Dio e si fissa in lui, la carità trova in Dio il suo riposo, la speranza invece è la forza che ci spinge, è la virtù che ci sostiene lungo tutto il cammino, è quella virtù che ci porta a realizzare il piano di Dio. Senza la speranza l’anima giace immobile, ferma, senza vita. È la speranza che ci dona la forza di ascendere, ma anche semplicemente quella di camminare”.

Conseguenza della Pasqua è la Carità. Nella Pasqua celebriamo anche la morte di Cristo, morte accettata per amore, morte per testimoniare che Dio ama l’umanità, che quell’amore è più forte del peccato, dell’infedeltà, dell’incredulità, della stessa morte. Gesù si è consegnato al Padre affidando la sua vita a Lui, ma si è anche consegnato agli uomini, non per costrizione ma per servizio nei loro confronti. Con due gesti compiuti nell’imminenza della sua morte ci ha annunciato il significato di quella morte. Nell’ultima cena ha annunciato che la sua vita sarebbe diventata pane spezzato e sangue versato per noi, per la nostra liberazione, per la nostra comunione con Lui e la comunione fraterna. E ha pure lavato i piedi ai discepoli per invitarli a vivere senza limiti la disponibilità al servizio. Termino con una preghiera-riflessione di Magdalene Delbrel.

“Se dovessi scegliere una reliquia della tua passione,

prenderei proprio quel catino colmo d’acqua sporca.

Girerei il mondo con quel recipiente.

A ogni piede cingermi l’asciugatoio e curvarmi giù in basso,

non alzando la testa oltre il polpaccio per non distinguere i nemici dagli amici,

e lavare i piedi del vagabondo, dell’ateo, del drogato, del carcerato, dell’omicida,

di chi non mi saluta più, di quel compagno per cui non prego.

In silenzio… finché tutti abbiano capito, nel mio, il Tuo amore”.

Buona Pasqua a tutti,

+ Adriano vescovo

 

 

nella foto: Federico Barocci, Cristo risorto e la Maddalena, 1590, Galleria d’arte, Düsseldorf.

 

 

da NUOVA SCINTILLA n. 14 dell’8 aprile 2012