A proposito di legge elettorale

Facebooktwitterpinterestmail

Commentando… (del vescovo Adriano)

A proposito di legge elettorale

Perché tanta fatica a giungere all’approvazione di una legge elettorale? Perché è in gioco “l’assalto al potere” e non la ricerca della “democrazia”. Nella vera democrazia devono trovare voce tutte le differenti espressione di volontà popolare. Legiferare e governare significa tener conto della pluralità della volontà popolare in un “contratto sociale” tra gli eletti che rappresentano i cittadini. Invece nell’incapacità di mediare e rappresentare tutte le parti si trova più facile “assaltare la diligenza”. Come? Facciamo un po’ di conti. Solitamente un 20% non va a votare. Nelle nuova legge

elettorale si dice che è sufficiente raggiungere il 37% (qualcuno voleva addirittura il 35%) dell’80% che va a votare, per arrivare ad avere, grazie al cosiddetto “premio di maggioranza” il 52% dei seggi in parlamento. Questo significa che: su 100 persone ne vanno a votare 80; il 37% di 80 sono 30 persone (anzi 29.6);  a quel 29.6, grazie al “premio”, viene dato valore di 52. Dunque i rappresentanti di meno di trenta persone su cento prenderanno le decisioni anche per le altre 70 vantando di rappresentare la maggioranza.  E non è finita. Da quanto stiamo vedendo, le varie formazioni “partitiche” si stanno “raggruppando” in qualche modo, e con tutti i compromessi del caso, per assicurarsi di raggiungere il fatidico 37% dei votanti. Naturalmente ogni partito farà promettere ai propri elettori leggi speciali per loro (chi ai pensionati, chi ai lavoratori dipendenti, che agli artigiani, chi agli animalisti, chi promettendo privilegi alle minoranze di ogni tipo, chi alle corporazioni varie, e così via) sperando così di racimolare questo 37%.  Ma naturalmente non ci sarà un quadro organico, perché sarà impossibile farlo in presenza di ammucchiate così diverse (cose già viste in questi 20 anni). Il bello o il brutto, poi, è che anche noi elettori scegliamo in base all’uno o all’altro privilegio o al vantaggio che viene ventilato per noi o per il nostro gruppo, senza interessarci del bene comune, dei grandi problemi sociali, etici, economici che poi quando è ora ci toccano tutti. E poi non ci è neanche dato di dire: voto questa persona perché mi fido di lei, la conosco, è retta e forte! Ma forse, anche se ci fosse concesso di farlo, magari daremo il voto a chi ci promette o ci anticipa dei vantaggi personali o di “casta” di vario genere.  E questa la chiamiamo democrazia. Non sarebbe meglio che si potesse contare su maggioranze reali, perché, almeno quanto più è larga la rappresentanza di chi governa, tanto più ampio è il numero delle persone che vedono tutelati i loro interessi, e non solo quello di quei 30 su 100 cui verrà riconosciuto per “premio” di rappresentare il 51-52%?  (+ vescovo Adriano)

 

 

 

da NUOVA SCINTILLA 7 del 16 febbraio 2014