A proposito della rinuncia del papa

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A proposito della rinuncia del papa 

In questi giorni moltissime valutazioni sono state espresse ‘da ogni parte’ sull’annunciata rassegna delle dimissioni del Papa dal suo Ufficio, che saranno effettive la sera del 28 febbraio. Sono intervenuti vescovi, presbiteri, teologi e semplici laici, cattolici e non, cristiani e non, credenti e non, governanti, politici, uomini e donne di ogni età e categoria, giovani e vecchi. Appena udita la notizia mi è stato chiesto un parere ‘a caldo’ sulla scelta del papa. Senza aver potuto ascoltare prima o leggere le parole con le quali il Papa annunciava la sua scelta avevo detto: “E’ la consapevolezza che la Chiesa è guidata sia dalla Grazia di Dio ma anche dalla collaborazione degli strumenti umani…”. Ora riprendo alcune affermazioni del papa con le quali ha comunicato: “una decisione di grande importanza per la vita della Chiesa. Dopo aver ripetutamente esaminato la mia

coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino….Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato”.

Mi permetto di ricordare quanto il Decreto sull’Ufficio Pastorale dei Vescovi (Christus Dominus) del Concilio Vaticano II dice al n.21: “Poiché il ministero pastorale dei vescovi riveste tanta importanza e comporta gravi responsabilità, si rivolge una calda preghiera ai vescovi diocesani e a coloro che sono ad essi giuridicamente equiparati, perché, qualora per la loro troppa avanzata età o per altra grave ragione, diventassero meno capaci di adempiere il loro compito, spontaneamente o dietro invito della competente autorità rassegnino le dimissioni dal loro ufficio. Da parte sua, la competente autorità, se accetta le dimissioni, provvederà sia ad un conveniente sostentamento dei rinunziatari, sia a riconoscere loro particolari diritti”.

Papa Benedetto, presbitero e soprattutto teologo e vescovo nel e del Concilio Vaticano II ha ritenuto di applicare anche al vescovo di Roma, e quindi Papa, le stesse indicazioni conciliari e di regolarsi di conseguenza. Quindi non ci sarà nemmeno il timore, nella Chiesa, della presenza di un vescovo-papa emerito, come accade in tutte le nostre diocesi. Anche a lui sarà assicurata l’assistenza necessaria per gli anni che Dio gli darà da vivere nella preghiera e con i pesi che la salute richiederà, ma anche offrendo il suo servizio di vescovo-papa emerito e del suo ruolo di cardinale che immagino non cesserà di poter offrire per i doni di fede e di sapienza che può ancora mettere a servizio nella Chiesa. Dunque, cessato di ‘fare’ il papa, Egli continuerà a ‘essere’ presbitero, vescovo e cardinale ultraottantenne di santa romana chiesa, come altri ce ne sono. E continuerà a portarsi la croce dei problemi personali ed ecclesiali che continuerà ad accompagnare con la preghiera e con l’eventuale contributo di fede, di sapienza ed esperienza. Cosa che gli auguriamo di cuore, riconoscenti per il servizio fin qui svolto nella e per la Chiesa. (+ vescovo Adriano)

Nelle foto: l’incontro del nostro vescovo col papa nell’aula Paolo VI (sala Nervi) a Roma il 27/6/2012; l’abbraccio del papa col cardinale decano Angelo Sodano, lunedì 11 febbraio al concistoro, dopo l’annuncio della sua rinuncia.

 

 

 

da NUOVA SCINTILLA 7 del 17 febbraio 2013