A Chioggia “una rondine fa primavera”

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A Chioggia “una rondine fa primavera”

Nonostante la cultura scolastica contemporanea abbia pressoché radiato dalla Scuola le opere del Manzoni, compresi i “Promessi sposi”, io di tanto in tanto mi diletto di qualche pagina arguta, ironica e sempre attuale di questo romanzo. La notizia che su proposta del PD, salvo il rispetto per il proponente, venga proposta una legge per reprimere sul nascere nostalgie fasciste, anche a partire da quanto esposto all’ingresso della spiaggia di “Punta Canna” in quel di Sottomarina, mi ha fatto andare col pensiero alle ‘gride’ di manzoniana memoria, ma forse ormai note a pochi. In due digressioni il Manzoni esprime la situazione della giustizia nella Lombardia del tempo e l’impotenza dell’apparato giudiziario a fronte di una proliferazione di leggi e leggine, chiamate ‘gride’, perché gridate nelle piazze per quelli che non sapevano leggere.  Una grande quantità dunque di leggi pressoché inefficaci, inapplicate e ricche di minacce senza effetto, perché delitti e soprusi continuavano comunque a proliferare. Allora come oggi, leggi troppo numerose e ripetute da più parti, mancano sempre di concreta applicazione. Invocare la necessità di una nuova legge a partire da quattro cartelli goliardici di nessun rilievo politico e, a quanto mi è dato di sapere, neppure ‘rivoluzionario’, se pur nostalgico di un certo ordine pubblico che non c’è, mi pare certamente allarmistico. Tanto più che la cosa riguarda un semplice tratto di spiaggia frequentato da gente che ci va perché apprezza una certa organizzazione (condivisibile o meno), ma non certo con obiettivi di ricostituzione di certo disegno politico.

Credo che bastasse molto meno. Ma è di moda in questi anni aumentare infinitamente certe leggi politiche, economiche, fiscali, sociali, culturali, e altro, accompagnate da un ‘diluvio’ di provvedimenti e quant’altro, che rendono la giustizia una cosa opinabile perché, come dice il dottor Azzecca-garbugli a Renzo, “a saper ben maneggiare le gride, nessuno è reo, nessuno è innocente”. Basta vedere quante volte, proprio a causa della congerie di leggi disorganiche che crescono di giorno in giorno, la giustizia diventa campo opinabile di controverse interpretazioni. Un giudice in base alla legge condanna, un altro riferendosi alla stessa legge raffrontata con altri riferimenti e interpretazioni, assolve. E ‘a chi la tocca la tocca’ direbbe ancora il Manzoni, pur in altro contesto. Certo che il povero cittadino, di fronte a questa ‘congerie’ ‘legislativa’, deve confidare nella bravura dei suoi avvocati perché portino il giudice a sentenziare a suo vantaggio piuttosto che a vantaggio della parte avversa. E dire che è dal 1950 che c’è il Ministero per la semplificazione e la pubblica amministrazione! Cosa abbia semplificato poi è difficile dirlo! Questa storia montata a Chioggia tanto da chiedere una nuova legge, mi assomiglia tanto alle gride che per combattere l’arroganza e l’esistenza dei ‘bravi’ si giunse persino a proibire a chiunque di portare quel “ciuffo” che era moda distintiva dei ’bravi’ e addirittura prevedere pene serissime anche per i barbieri che avessero tagliato i capelli in quel modo. Mi vien pure da concludere con le parole di Renzo all’osteria della Luna Piena, dove gli vengono mostrate le gride che chiedono di registrarsi dando tutte le informazioni richieste: “comanda chi può, e ubbidisce chi vuole”, ottenendo il consenso degli altri ospiti dell’osteria, che le leggi “son tutte angherie, trappole, impicci” per i poveri, mentre la corruzione permetteva ai potenti di infischiarsene di tutte quelle leggi. E mi chiedo pure dove sia migliorata, in questo campo, la tanto conclamata ‘seconda repubblica’ rispetto alla ‘prima’.  Ma per fare leggi, bisogna saperle e volerle fare, ma non improvvisarle sotto spinte emotive o ideologiche o anche mossi da interessi di parte, bloccandone altre tanto attese dalla popolazione, quella che conta solo al momento del voto.

+ Adriano Tessarollo

Nuova Scintilla n.28 – 16 luglio 2017